Terza pubblicazione nella sezione racconti: I RACCONTI di Pungitopo.
Ancora un racconto ambientato in montagna, una semplice spontanea narrazione, dettata dalle forti emozioni, dalle splendide sensazioni vissute a quei tempi in quei luoghi.
"IL PROFUMO DELLE IMMAGINI".
In quel piccolo paese sperduto dove si arrivava dopo aver percorso circa quattro chilometri di strada sterrata, poco più di una mulattiera, l’odore dei funghi tagliati e distesi sopra alle tavole di castagno e quello del fieno tagliato e lasciato ad asciugare al sole, era il primo profumo che prepotentemente si riusciva a percepire.
Ogni balcone ogni cortile ogni spazio, era occupato da un numero indefinito di vecchie ma ancora robuste tavole di legno di castagno usate appunto per essiccare i funghi.
Un odore gradevole, tutti/e voi lo avrete sentito, quante volte avrete annusato quel fantastico odore.
Un odore che una volta ”annusato”, difficilmente lo si dimentica, rimane impresso...nella mente.
A quei tempi le quantità di funghi raccolti erano davvero impressionanti, venivano scelti, ma non arrivati a casa...si potevano scegliere direttamente sul posto di raccolta, come in un orto, dove si poteva avere l'opportunità di scegliere i prodotti più belli i prodotti migliori…. che tempi!!.
A quei tempi come ho già avuto modo di accennare, la competizione non era ancora diventata eccessiva come adesso, a quei tempi il discorso si svolgeva tra i fungai del paese e pochi altri “esterni” che si avventuravano in quei luoghi.
Erano tempi diversi forse stagioni diverse fatto sta che di funghi ne nascevano a valanghe e tutti (pochi in rapporto al numero di cercatori di funghi che invece si incontrano adesso)..trovavano,
anzi potevano scegliere le loro ingenti quantità.
Ginetto, che io amavo credere fosse il babbo dei funghi, acquistava pagandoli bene anche quelli secchi, l'importante era che fossero ben tagliati, mostrassero cioè una bella fetta e non fossero sciupati dai vermi.
Come ben sappiamo i funghi, sia freschi o essiccati sono da sempre ritenuti prodotti pregiati di notevole consumo e richiesta.
Ecco che allora ci dedicavamo anche alla raccolta dei soggetti già maturi…degli “anziani”.
La responsabile del processo che li avrebbe portati alla “mummificazione” era mia Nonna Adele.
Già al primo sguardo, mi faceva capire quali erano quelli ritenuti adatti ,che subito isolava dagli altri che comunque non buttavamo, venivano essiccati e venivano usati per nostro personale consumo.
Dopo averli sapientemente puliti tagliava loro il gambo lasciandone circa un centimetro attaccato al cappello e iniziava a tagliarli, le fette che otteneva arrivati nella sezione del gambo erano dei veri e propri capolavori.
Trattava con molto rispetto ogni esemplare.
A quei tempi tutto ciò che rappresentava fonte di sussistenza e di potenziale guadagno veniva trattato con rispetto, forse a quei tempi esisteva ancora il rispetto!!.
Aveva una precisione quasi millimetrica nel tagliarli, infatti diceva che se troppo alti non si sarebbero seccati bene se troppo sottili non sarebbero stati ne belli a vedersi ne ottimi da usare in cucina.
Lei sapeva come tagliarli lei ne aveva tagliati così tanti che sapeva come fare....quanti funghi avrà tagliato Nonna Adele...??.
Di solito questa operazione veniva effettuata alla sera, io cercavo di darle una mano estasiato da tanta capacità e inebriato da quell'odore, che invadeva la stanza…la casa….la mente.
Distendevamo le “fette” sopra le tavole cercando di sfruttare ogni centimetro possibile ma facendo molta attenzione, che le fette non venissero a contatto...”altrimenti si attaccano assieme” diceva la Nonna.
Al mattino mettevamo le tavole, decine e decine fuori nell'aia a quello splendido sole e a quella meravigliosa aria che ancora oggi si gode e si respira in Alta Garfagnana.
Quell'odore si mescolava con quello del fieno tagliato e lasciato ad asciugare nella piana, la
zona nella quale a quel tempo ancora veniva coltivato...creando così una miscela di odori quasi corroborante.
A quel tempo veniva ancora coltivato il fieno …a quel tempo c’era ancora Remigio il pastore con le sue pecore e la Bruna con le sue mucche, coltivavano quella fantastica erba da far diventare foraggio per il loro bestiame ed il loro bestiame trasformava quel prelibato foraggio in gustosissimo latte sanissimo buono, proprio come quello della …Lola ...anzi come quello della…Bruna!!.
La sera dopo la munta bastava andare a casa della Bruna chi con la bottiglia chi con il pentolino, tutti ad acquistare il latte appena munto, ancora caldo che profumava di quello splendido fieno.
Tutto il paese era tappezzato da centinaia di tavole con sopra quelle meravigliose fette di funghi praticamente un laboratorio artigianale a cielo aperto e…… che cielo!!.
Dopo poco tempo grazie alla poca umidità presente a quella altitudine le fette erano quasi pronte lo si capiva dal fatto, che si liberavano dal legno delle tavole in maniera perfetta …fetta per fetta…ogni fetta… perfetta !!.
A questo punto il tutto veniva riunito e deposto sopra un grande setaccio(che veniva legato a mò di bilancia con tre cordicelle legate a spazi regolari lungo la sua circonferenza)e legato ad una certa altezza sopra la stufa che in montagna era perennemente accesa.
Il calore e quel leggero sentore di fumo emanato dalla stufa conferivano ai funghi ormai quasi secchi un particolare aroma……un aroma di montagna.
Una volta pronti la Nonna li riponeva dentro una balletta di juta dalla quale continuavano ad emanare quel potente e gradevole odore.
Ne occorrevano tanti tantissimi per ottenere un buon peso...sapete tutti/e le percentuali di resa tra funghi freschi e funghi secchi…vero??.
Ottenuto un certo quantitativo...diciamo tre o quattro chili (immaginatevi quanti erano quando erano freschi, ma soprattutto immaginatevi tre o quattro chili di fette)…….la Nonna si presentava in piazzetta attendendo l’arrivo di Ginetto.
La polvere che si alzava tra le chiome di castagni secolari attraverso i quali si snoda la strada per Capanne, oltre all’inconfondibile rumore del suo camioncino erano i segnali che stava arrivando il “fungaio.”
Arrivato nella piccola piazza trovava i fungai ad attenderlo con le loro grandi quantità di fantastici funghi…uno spettacolo straordinario…quintali e quintali di porcini.
Prima trattava i freschi e una volta terminate le operazioni di pesatura e i relativi pagamenti passava con altrettanto interesse a trattare quelli secchi.
Dopo un rapida occhiata per verificare la qualità del prodotto Ginetto, il babbo dei funghi con la solita calma e la solita cortesia...pesava il “secco” e pagava la cifra che ne derivava….nessuno avrebbe mai fregato il babbo dei funghi...lui era persona onesta…….lui non fregava nessuno!!.
Quanti soldini uscivano già a quei tempi con una balletta di funghi secchi e che bella mancetta usciva sempre…da una balletta di funghi secchi.
Ecco che ad un certo punto mi specializzai nella raccolta dei soggetti da essiccare e durante le mie uscite con mio Babbo Nello e lo Zio Bati... riempivo il mio zaino di “materia prima” da lavorare alla sera con la Nonna...davanti alla stufa.
Il pomeriggio i fungai del paese non erano soliti uscire e allora io organizzavo con la Nonna le uscite pomeridiane.
Di solito andavamo in nostri terreni in una zona chiamata Rifredola dove mia Nonna mi insegnò a trovare i “grandi vecchi” dentro a meravigliose distese di fresche e verdissime felci..
Ai bordi del bosco alte formazioni di felci nascondevano al loro interno esemplari di funghi dalle dimensioni sempre abbondanti, era una ricerca meticolosa ma divertente sdraiarsi tra le piante di felci e cercare di individuare quegli “ombrelli” meravigliosi.
Nel tempo ho visto velocizzare quella ricerca da improvvisati fungaioli che muniti di falce tagliando le piante, ottimizzavano così la raccolta…che errore…che orrore!!.
Tornavamo sempre con il nostro più che decente bottino.
Non lo facevo per i soldi a quell’età e a quei tempi non si pensava al denaro lo facevo perché oltre a raccogliere creavo anche la splendida opportunità, di trascorrere serate intere a “tagliar funghi” ed ascoltare tutte quelle storie che la Nonna e i miei Cari raccontavano durante la lavorazione e che rappresenta ancora oggi la mia memoria storica e perché no anche la mia piacevole nostalgia.
E raccoglievamo raccoglievamo…e tagliavamo tagliavamo….e ridevamo… ridevamo.
E l’odore di funghi e di fieno tagliati….riempiva l’aria riempiva il paese….impregnava le cose…impregnava la mente.
Ancora oggi a casa di mia Sorella una vecchia vetrina, bellissima in ciliegio massello che faceva parte della mobilia in montagna…..profuma incredibilmente di quell’odore.
Nonostante i trattamenti che sono stati fatti per il suo restauro, aprendo i cassetti si percepisce quell’odore meraviglioso che ho cercato di descrivervi fino adesso pensate quanto è...potente !!.
Ma sono sicuro che moltissimi/e di voi conoscono perfettamente quell’odore, da qualche parte lo hanno già sentito in qualche parte possono continuare a sentirlo è inconfondibile...è indimenticabile.
Oggi i miei Cari non ci sono più, Ginetto, Remigio, la Bruna e tutti i loro animali, sono partiti per il lungo viaggio da un bel po’ di tempo ma io amo immaginare che siano di nuovo tutti insieme felici in un “altro posto”….dove si senta ancora forte l' odore dei funghi e del fieno tagliato...di certo è così!!.
Non c’è più chi coltiva e taglia il foraggio, non si vedono più quelle grandi esposizioni di tavole con sopra migliaia di fette di funghi,ma quell’odore potente di funghi e di fieno appena tagliati lo si sente ancora quello c’è… l’aria profuma anche oggi come sempre.... come “una volta”!!.
Ed io quando ne sento il bisogno parto e percorro “quegli ultimi quattro chilometri di strada”…oggi asfaltata.. non alzando più la polvere facendo molto meno rumore del camioncino di Ginetto e arrivo a Capanne.
Annuso mi riempio i polmoni di quell’aria, che ancora oggi sa di funghi e di fieno appena tagliati.
Socchiudo gli occhi…continuo ad annusare. . .e mi accorgo così che quel potente profumo ha ancora un potere fortissimo …riesce magicamente a trasformarsi in… IMMAGINI.
(Pungitopo)
“La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”.
(G. Garcia Marquez).
Un odore gradevole, tutti/e voi lo avrete sentito, quante volte avrete annusato quel fantastico odore.
Un odore che una volta ”annusato”, difficilmente lo si dimentica, rimane impresso...nella mente.
A quei tempi le quantità di funghi raccolti erano davvero impressionanti, venivano scelti, ma non arrivati a casa...si potevano scegliere direttamente sul posto di raccolta, come in un orto, dove si poteva avere l'opportunità di scegliere i prodotti più belli i prodotti migliori…. che tempi!!.
A quei tempi come ho già avuto modo di accennare, la competizione non era ancora diventata eccessiva come adesso, a quei tempi il discorso si svolgeva tra i fungai del paese e pochi altri “esterni” che si avventuravano in quei luoghi.
Erano tempi diversi forse stagioni diverse fatto sta che di funghi ne nascevano a valanghe e tutti (pochi in rapporto al numero di cercatori di funghi che invece si incontrano adesso)..trovavano,
anzi potevano scegliere le loro ingenti quantità.
Ginetto, che io amavo credere fosse il babbo dei funghi, acquistava pagandoli bene anche quelli secchi, l'importante era che fossero ben tagliati, mostrassero cioè una bella fetta e non fossero sciupati dai vermi.
Come ben sappiamo i funghi, sia freschi o essiccati sono da sempre ritenuti prodotti pregiati di notevole consumo e richiesta.
Ecco che allora ci dedicavamo anche alla raccolta dei soggetti già maturi…degli “anziani”.
La responsabile del processo che li avrebbe portati alla “mummificazione” era mia Nonna Adele.
Già al primo sguardo, mi faceva capire quali erano quelli ritenuti adatti ,che subito isolava dagli altri che comunque non buttavamo, venivano essiccati e venivano usati per nostro personale consumo.
Dopo averli sapientemente puliti tagliava loro il gambo lasciandone circa un centimetro attaccato al cappello e iniziava a tagliarli, le fette che otteneva arrivati nella sezione del gambo erano dei veri e propri capolavori.
Trattava con molto rispetto ogni esemplare.
A quei tempi tutto ciò che rappresentava fonte di sussistenza e di potenziale guadagno veniva trattato con rispetto, forse a quei tempi esisteva ancora il rispetto!!.
Aveva una precisione quasi millimetrica nel tagliarli, infatti diceva che se troppo alti non si sarebbero seccati bene se troppo sottili non sarebbero stati ne belli a vedersi ne ottimi da usare in cucina.
Lei sapeva come tagliarli lei ne aveva tagliati così tanti che sapeva come fare....quanti funghi avrà tagliato Nonna Adele...??.
Di solito questa operazione veniva effettuata alla sera, io cercavo di darle una mano estasiato da tanta capacità e inebriato da quell'odore, che invadeva la stanza…la casa….la mente.
Distendevamo le “fette” sopra le tavole cercando di sfruttare ogni centimetro possibile ma facendo molta attenzione, che le fette non venissero a contatto...”altrimenti si attaccano assieme” diceva la Nonna.
Al mattino mettevamo le tavole, decine e decine fuori nell'aia a quello splendido sole e a quella meravigliosa aria che ancora oggi si gode e si respira in Alta Garfagnana.
Quell'odore si mescolava con quello del fieno tagliato e lasciato ad asciugare nella piana, la
zona nella quale a quel tempo ancora veniva coltivato...creando così una miscela di odori quasi corroborante.
A quel tempo veniva ancora coltivato il fieno …a quel tempo c’era ancora Remigio il pastore con le sue pecore e la Bruna con le sue mucche, coltivavano quella fantastica erba da far diventare foraggio per il loro bestiame ed il loro bestiame trasformava quel prelibato foraggio in gustosissimo latte sanissimo buono, proprio come quello della …Lola ...anzi come quello della…Bruna!!.
La sera dopo la munta bastava andare a casa della Bruna chi con la bottiglia chi con il pentolino, tutti ad acquistare il latte appena munto, ancora caldo che profumava di quello splendido fieno.
Tutto il paese era tappezzato da centinaia di tavole con sopra quelle meravigliose fette di funghi praticamente un laboratorio artigianale a cielo aperto e…… che cielo!!.
Dopo poco tempo grazie alla poca umidità presente a quella altitudine le fette erano quasi pronte lo si capiva dal fatto, che si liberavano dal legno delle tavole in maniera perfetta …fetta per fetta…ogni fetta… perfetta !!.
A questo punto il tutto veniva riunito e deposto sopra un grande setaccio(che veniva legato a mò di bilancia con tre cordicelle legate a spazi regolari lungo la sua circonferenza)e legato ad una certa altezza sopra la stufa che in montagna era perennemente accesa.
Il calore e quel leggero sentore di fumo emanato dalla stufa conferivano ai funghi ormai quasi secchi un particolare aroma……un aroma di montagna.
Una volta pronti la Nonna li riponeva dentro una balletta di juta dalla quale continuavano ad emanare quel potente e gradevole odore.
Ne occorrevano tanti tantissimi per ottenere un buon peso...sapete tutti/e le percentuali di resa tra funghi freschi e funghi secchi…vero??.
Ottenuto un certo quantitativo...diciamo tre o quattro chili (immaginatevi quanti erano quando erano freschi, ma soprattutto immaginatevi tre o quattro chili di fette)…….la Nonna si presentava in piazzetta attendendo l’arrivo di Ginetto.
La polvere che si alzava tra le chiome di castagni secolari attraverso i quali si snoda la strada per Capanne, oltre all’inconfondibile rumore del suo camioncino erano i segnali che stava arrivando il “fungaio.”
Arrivato nella piccola piazza trovava i fungai ad attenderlo con le loro grandi quantità di fantastici funghi…uno spettacolo straordinario…quintali e quintali di porcini.
Prima trattava i freschi e una volta terminate le operazioni di pesatura e i relativi pagamenti passava con altrettanto interesse a trattare quelli secchi.
Dopo un rapida occhiata per verificare la qualità del prodotto Ginetto, il babbo dei funghi con la solita calma e la solita cortesia...pesava il “secco” e pagava la cifra che ne derivava….nessuno avrebbe mai fregato il babbo dei funghi...lui era persona onesta…….lui non fregava nessuno!!.
Quanti soldini uscivano già a quei tempi con una balletta di funghi secchi e che bella mancetta usciva sempre…da una balletta di funghi secchi.
Ecco che ad un certo punto mi specializzai nella raccolta dei soggetti da essiccare e durante le mie uscite con mio Babbo Nello e lo Zio Bati... riempivo il mio zaino di “materia prima” da lavorare alla sera con la Nonna...davanti alla stufa.
Il pomeriggio i fungai del paese non erano soliti uscire e allora io organizzavo con la Nonna le uscite pomeridiane.
Di solito andavamo in nostri terreni in una zona chiamata Rifredola dove mia Nonna mi insegnò a trovare i “grandi vecchi” dentro a meravigliose distese di fresche e verdissime felci..
Ai bordi del bosco alte formazioni di felci nascondevano al loro interno esemplari di funghi dalle dimensioni sempre abbondanti, era una ricerca meticolosa ma divertente sdraiarsi tra le piante di felci e cercare di individuare quegli “ombrelli” meravigliosi.
Nel tempo ho visto velocizzare quella ricerca da improvvisati fungaioli che muniti di falce tagliando le piante, ottimizzavano così la raccolta…che errore…che orrore!!.
Tornavamo sempre con il nostro più che decente bottino.
Non lo facevo per i soldi a quell’età e a quei tempi non si pensava al denaro lo facevo perché oltre a raccogliere creavo anche la splendida opportunità, di trascorrere serate intere a “tagliar funghi” ed ascoltare tutte quelle storie che la Nonna e i miei Cari raccontavano durante la lavorazione e che rappresenta ancora oggi la mia memoria storica e perché no anche la mia piacevole nostalgia.
E raccoglievamo raccoglievamo…e tagliavamo tagliavamo….e ridevamo… ridevamo.
E l’odore di funghi e di fieno tagliati….riempiva l’aria riempiva il paese….impregnava le cose…impregnava la mente.
Ancora oggi a casa di mia Sorella una vecchia vetrina, bellissima in ciliegio massello che faceva parte della mobilia in montagna…..profuma incredibilmente di quell’odore.
Nonostante i trattamenti che sono stati fatti per il suo restauro, aprendo i cassetti si percepisce quell’odore meraviglioso che ho cercato di descrivervi fino adesso pensate quanto è...potente !!.
Ma sono sicuro che moltissimi/e di voi conoscono perfettamente quell’odore, da qualche parte lo hanno già sentito in qualche parte possono continuare a sentirlo è inconfondibile...è indimenticabile.
Oggi i miei Cari non ci sono più, Ginetto, Remigio, la Bruna e tutti i loro animali, sono partiti per il lungo viaggio da un bel po’ di tempo ma io amo immaginare che siano di nuovo tutti insieme felici in un “altro posto”….dove si senta ancora forte l' odore dei funghi e del fieno tagliato...di certo è così!!.
Non c’è più chi coltiva e taglia il foraggio, non si vedono più quelle grandi esposizioni di tavole con sopra migliaia di fette di funghi,ma quell’odore potente di funghi e di fieno appena tagliati lo si sente ancora quello c’è… l’aria profuma anche oggi come sempre.... come “una volta”!!.
Ed io quando ne sento il bisogno parto e percorro “quegli ultimi quattro chilometri di strada”…oggi asfaltata.. non alzando più la polvere facendo molto meno rumore del camioncino di Ginetto e arrivo a Capanne.
Annuso mi riempio i polmoni di quell’aria, che ancora oggi sa di funghi e di fieno appena tagliati.
Socchiudo gli occhi…continuo ad annusare. . .e mi accorgo così che quel potente profumo ha ancora un potere fortissimo …riesce magicamente a trasformarsi in… IMMAGINI.
(Pungitopo)
(G. Garcia Marquez).
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